domenica 11 febbraio 2007

La festa più strana/3

Parto. Passo a prendere il mio amico (C.) e M. e andiamo un quel di Montegrotto. Anzi, chiesa di Mezzavia. Per la strada penso ancora a questa sua amica. Speriamo che si riveli subito simpatica, altrimenti poi sono sicuro che mi chiuderei come un riccio, buttando tutto al vento.
Arriviamo. Aspettiamo.
Poi arriva. Scendo e mi presento. Se la prima impressione è quella che conta, allora è proprio una buona impressione. Mi ispira subito simpatia, e quindi in macchina senza neppure volerlo ci ritroviamo a scherzare e a ridere come quasi se ci fossimo sempre conosciuti.
Sento che qualcosa stava cambiando.
Arriviamo alla festa. La coda di auto all'entrata mi fa intuire che alla festa ci sarebbero state più persone di quanto pensassi. Il trovare parcheggio in un campo di grano appena tagliato è più difficile del previsto. Ma si può scherzare anche su questo. In fondo è una festa per divertirsi. E mi sembra che sia iniziata in modo ottimo.
In realtà la festa non va come avrei immaginato.
Non c'è molto spazio nel caos per parlare con la nuova amica, e non c'è nemmeno spazio per muoversi, mangiare o semplicemente bere.
Oltretutto si mette a piovere e LacrimadiLuna (a quel tempo comunque ignoravo che questo fosse il suo nickname, quindi la chiamo così per comodità) si perde alla ricerca di riuscire a raggiungere il tavolo in cui offrono da mangiare.
Quindi la serata trascorre in un porticciolo. A aspettare che smetta di piovere.
Smette e decidiamo di tornare a casa, troppa confusione, sono rimasto disgustato dalla marea di gente, non fa per me.
Ci facciamo strada in mezzo alla folla e poi finalmente ci rivediamo. Adesso noto anche il suo sguardo e il sorriso. Di quelli che quando li fissi non puoi non sorridere, di quelli che ti fanno proprio voglia di abbracciarla.
Scambiamo qualche altra parola. E la serata pian piano giunge al termine. La riaccompagno a casa, un "ciao". Con il sorriso sulle labbra.
Poi riaccompagno a casa C., adesso manca solo M.
Ancora qualche kilometro, magari potrei chiederle di parlarmi della sua amica. Ma non ce la faccio. Non saprei come attaccare discorso. In fondo non chiederei nulla di male, ma non parlo molto, di certe cose poi non sempre ci riesco.

Quando torno a casa penso ancora a questa serata veramente piacevole, però penso: non ho avuto il coraggio di chiederle il numero.
Avrei dovui chiederlo alla sua amica. Non ho avuto il coraggio.
Lo so sono stupido ma è così.
Forse la paura di fare passi troppo veloci? Non so. Forse solo la mia timidezza che per troppe volte mi ha fermato.

5 commenti:

Saephyroth ha detto...

Ricordo con piacere il mozzicone di sigaretta che quella ragazza aveva spento sul mio collo e il mio infinito sangue freddo nell'esternare ogni emozione.
"Fui più bestia che uomo" (cit.)

aroti ha detto...

..io al contrario non ho paura e non penso nemmeno delle conseguenze: forse perchè sono così presa dall'emozione dell'attimo che mi faccio trascinare dall'istinto e penso solo a ME in quell'istante.

Saephyroth ha detto...

ragazza interessante...

LacrimadiLuna ha detto...

Però se tu le avessi chiesto qualcosa io sarei stata contenta sai, signorino?! :D

Saint Andres ha detto...

Perdonami amore... ma sai la timidezza. Me ne vergogno ancora...